Due banche centrali, due risposte diverse
La BCE ha iniziato ad alzare i tassi alcune settimane fa. L’aumento
dell’inflazione, misurata dagli indici ufficiali, sta iniziando a spaventare
gli esponenti della BCE, che con questo rialzo dei tassi cercano di dare al
mercato il segnale che una crescita troppo sostenuta dei prezzi non
sarà tollerata.
Per contro, negli USA i prezzi stanno aumentando piu’ o meno come in
Europa, ma sembra che la FED, al momento, non sia intenzionata ad
alzare i tassi.
In linea generale, Europa ed USA sono economicamente più o meno
in situazioni simili. Cambiano un po’ i numeri, ma la sostanza è la stessa.
L’economia ha iniziato a riprendersi e mostri segni di crescita abbastanza
buoni, ma questo a discapito dei bilanci pubblici che mostrano deficit
spesso rilevanti e debiti pubblici in aumento. Entrambe le banche centrali
hanno aumentato notevolmente la massa monetaria.
Poi, come dicevo, ci sono varie sfumature, anche abbastanza importanti, che
sono differenti. Ma la sostanza è abbastanza simile.
Come mai di fronte ad una situazione economica simile le risposte delle due
Banche Centrali sono state diverse?
A mio avviso, e anche secondo alcuni analisti, le Banche Centrali agiscono
per evitare il ripetersi dei loro maggiori errori e fallimenti. Infatti, le Banche
Centrali, manipolando a loro piacimento le masse monetarie, hanno spesso
commesso errori che hanno avuto notevoli ripercussioni sull’economia dei
rispettivi paesi.
Quali sono stati i maggiori errori di FED e BCE?
Per quanto riguarda la FED, il suo maggiore fallimento fu la Grande Depressione.
Tra la fine del 1929 e i primi anni ’30, una grande crisi economica si abbatté
sull’America e su altri paesi anche europei, ma sicuramente fu negli USA a colpire
maggiormente. I risultati della Depressione furono milioni di disoccupati,
contrazione del PIL, fallimenti a catena di banche e aziende e, soprattutto, deflazione.
Uno dei pochi casi della storia dove ci fu una vera e propria contrazione dei prezzi.
Le motivazioni della Grande Depressione sono varie e diverse scuole economiche
(keynesiani, austriaci, monetaristi) hanno dato chiavi di interpretazione diverse. Tuttavia,
la posizione monetarista è molto “pesante” negli USA e secondo tale posizione la
Grande Depressione si materializzò perché la FED non aumentò adeguatamente la
massa monetaria al fine di bilanciare la distruzione della medesima a seguito dei
fallimenti bancari.
Risultato è che negli USA la FED presta particolare attenzione al fatto che gli
aggregati monetari crescano adeguatamente, in modo da evitare il ripetersi di un
evento simile alla Grande Depressione. Per la FED, la deflazione va evitata usando
ogni strumento possibile.
In Europa, la BCE è essenzialmente erede della Banca Centrale di Germania,
la Bundesbank. L’errore maggiore della Bundesbank nella sua storia fu l’iperinflazione
nella Germania di Weimar, che secondo molti provocò poi il caos e le problematiche
che favorirono l’ascesa del nazismo.
In ogni caso, l’errore da evitare per la BCE è l’iperinflazione. In Europa, nonostante
le varie crisi economiche, probabilmente non si è mai vissuta un’esperienza come la Grande
Depressione, quindi non c’è grande consapevolezza circa gli effetti di una forte deflazione.
Invece, c’è grande consapevolezza di cosa può portare un aumento eccessivo degli
aggregati monetari e gli effetti sui prezzi. E’ ovvio, quindi, che dopo il forte aumento
della massa monetaria degli ultimi anni, messa in atto per fronteggiare la crisi
economica del 2008/2009 prima e la crisi dei PIIGS del 2010 poi, queste prime
avvisaglie di aumento dei prezzi iniziano a spaventare.
Conclusioni
A mio avviso, combinando quanto detto sopra, il risultato potrebbe essere che
nei prossimi mesi gli asset americani (indici azionari) ed anche i metalli preziosi espressi
in dollari, potrebbero continuare a muoversi verso l’alto, facendo anche meglio, dal
punto di vista nominale, degli indici europei. Il dollaro, tuttavia, potrebbe essere debole
ancora per diverso tempo, salvo che i problemi dei PIIGS tornino a mettere paura.
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